Un brano tratto dall’album Sonic Highways, 2014. La produzione è stata registrata a Nashville presso lo studio Southern Ground di proprietà di Zac Brown. Un brano che parla dell’incontro con una figura misteriosa, che viene per tutti e simboleggia un’illuminazione. Il testo può essere considerato al pari di un inno verso la musica, che unisce il pubblico al pari di una congregazione. Ma ciò apre anche a temi legati all’influenza della musica, in campo politico, sociale e psicologico.

“Apri gli occhi, entra nella luce”

La musica è la luce. Ma è corretto vederla come la via? Il protagonista manifesta una situazione di tormento interiore, che trova spiritualità nel suono, una spiritualità che non sempre è sana. Il cuore è dentro a una gabbia se non c’è musica, ma in presenza di essa, se le canzoni non sono spontanee e non veicolano messaggi di interpretazione libera e adatta a tutti, si rischia di cadere nel pensiero unico. Un brano che vede la spiritualità come liberazione e una sorta di prigione allo stesso tempo. Come si conciliano questi due ruoli così apparentemente distanti? La spiritualità deve essere spontanea. Non è possibile sottostare all’imposizione, affidare il mondo e la sfera personale nella mano altrui. Trovare conforto nel volere degli altri. E’ qui che nasce la dittatura. La congregazione è vista come gruppo, un mondo ovattato nel quale il protagonista viene spinto, pur essendone inconsapevole, ad entrare, un mondo che gli viene proposto come luce, come la via. Ciò non è corretto. Dobbiamo conservare le più possibilità, le facoltà di scelta che la vita ci dà. Fede cieca, per la promessa di nessuna falsa speranza. Aprire gli occhi diventa paragonabile al chiuderli. Anche se nella vita saremo portati a sperimentare delusioni, non dobbiamo vendere la nostra libertà per la certezza che i nostri sogni non vengano spezzati.


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